Azione torna a Piedimonte San Germano, mentre da lunedì 3 a venerdì 7 novembre lo stabilimento Stellantis di Cassino subirà un nuovo stop produttivo. Una situazione sempre più critica che preoccupa lavoratori, le loro famiglie e il territorio.
“Purtroppo, eravamo stati facili profeti – ha dichiarato Alessio D’Amato, consigliere regionale e responsabile Welfare di Azione – quando più di un anno fa, in occasione della convocazione della Commissione Industria della Regione presso il Comune di Piedimonte San Germano, esprimemmo tutte le nostre preoccupazioni. Nonostante le assicurazioni fornite da Stellantis, da allora permane un alto livello di incertezza e i dati della produzione sono inequivocabilmente negativi. Serve, come ha proposto Calenda, una mobilitazione nazionale sul comparto automotive e auspico che anche gli amministratori locali spingano in questa direzione. Proporrò agli altri gruppi di opposizione di richiedere un Consiglio regionale straordinario sulle promesse non mantenute da parte di Stellantis”.
Carlo Calenda, leader di Azione, ha lanciato un appello netto: “A Cassino si producevano 135.000 auto nel 2017. Quest’anno si chiuderà senza arrivare a 20.000. Stabilimento dopo stabilimento, l’industria italiana sta morendo nell’indifferenza generale. Per questo oggi siamo qui: con i rappresentanti sindacali e gli imprenditori dell’indotto, per ascoltare ma soprattutto per capire come reagire insieme. Da qui voglio proporre agli altri leader delle opposizioni e ai segretari nazionali dei sindacati una mobilitazione nazionale sul comparto automotive, mentre al governo chiediamo un incontro urgente per individuare soluzioni concrete prima che Stellantis chiuda definitivamente”.
Calenda ha poi aggiunto: “La vicenda Stellantis è una questione nazionale che non sta ricevendo la rilevanza che meriterebbe. Ritengo che sia in corso un piano di deindustrializzazione che si completerà dopo le elezioni del 2027 con un accordo tra Stellantis e il governo. Negli stabilimenti italiani ci sono esodi incentivati, un massiccio uso della cassa integrazione e nessun nuovo modello in arrivo, perché l’azienda ha una visione finanziarizzata, non industriale. Serve un piano automotive nazionale, con incentivi mirati e politiche energetiche serie. Abbiamo proposto di rinnovare le concessioni idroelettriche a 60 euro per megawattora, destinando metà di quella energia alle industrie italiane per renderle competitive. Purtroppo, al momento, queste scelte non sono nel radar del governo”.
La situazione dello stabilimento di Cassino, ha concluso Calenda, “è desolante: anni fa, con Marchionne, si producevano 135.000 vetture; oggi meno di 20.000, con metà degli addetti. Se non si interviene subito, tra due anni non avremo più un’industria automobilistica in Italia”.
Azione ribadisce la necessità di un impegno concreto, a tutti i livelli istituzionali, per difendere l’occupazione, la produzione e il futuro industriale del Paese.
